Riceviamo e pubblichiamo con piacere la lettera inviata nei giorni scorsi dai Giovani Democratici cremaschi, cremonesi e casalaschi ai quotidiani locali "La Provincia" e "Cronaca":
Egr. Direttore, la vicenda della sede dell’associazione Kosovara a Motta, che tante polemiche sta suscitando, ci impone qualche riflessione. Riteniamo legittima l’aspirazione di qualsiasi gruppo di persone, indipendentemente dalla sua nazionalità, di avere un luogo in cui incontrarsi, divertirsi e, perché no, pregare. Tale aspirazione deve potersi concretizzare nel totale rispetto delle norme che regolano il civile convivere ed anche, aggiungeremmo, nel reciproco rispetto delle comunità. La gente di Motta ha manifestato un comprensibile disagio a cui va data una risposta seria, che non può e non deve tradursi nell’alzare la barriera dell’intolleranza, come purtroppo qualcuno ha caldeggiato. Le cronache di tutti i giorni, le esortazioni del Papa e del Presidente della Repubblica ci ricordano che siamo a rischio di una deriva razzista. Dobbiamo evitare che questo accada anche nelle nostre comunità casalasche che fino ad oggi hanno dimostrato, grazie anche ad amministratori lungimiranti, di saper coniugare la tolleranza col rispetto delle regole, la solidarietà con la sacrosanta esigenza di sicurezza. Siamo consapevoli che la risposta non sta nell’accoglienza a senso unico, bensì in un rapporto solidale in cui diritti e doveri sono chiaramente identificati e osservati da tutti. La gente kosovara vuole tenere in vita tradizioni culturali proprie? Coltivare la propria fede religiosa? Non è impedendolo che risolviamo qualche problema. Accettiamone la sfida. Riscopriamo la nostra cultura, le nostre tradizioni, soprattutto noi giovani, vittime della globalizzazione, dobbiamo farlo e su questo terreno trovare i punti d’incontro e confronto con le altre etnie. Saremo ingenui, data la nostra giovane età, ma Direttore, ci dica: dobbiamo perdere la speranza che coltiviamo dai tempi della scuola e dell’oratorio in un futuro di giustizia e fratellanza?
Egr. Direttore, la vicenda della sede dell’associazione Kosovara a Motta, che tante polemiche sta suscitando, ci impone qualche riflessione. Riteniamo legittima l’aspirazione di qualsiasi gruppo di persone, indipendentemente dalla sua nazionalità, di avere un luogo in cui incontrarsi, divertirsi e, perché no, pregare. Tale aspirazione deve potersi concretizzare nel totale rispetto delle norme che regolano il civile convivere ed anche, aggiungeremmo, nel reciproco rispetto delle comunità. La gente di Motta ha manifestato un comprensibile disagio a cui va data una risposta seria, che non può e non deve tradursi nell’alzare la barriera dell’intolleranza, come purtroppo qualcuno ha caldeggiato. Le cronache di tutti i giorni, le esortazioni del Papa e del Presidente della Repubblica ci ricordano che siamo a rischio di una deriva razzista. Dobbiamo evitare che questo accada anche nelle nostre comunità casalasche che fino ad oggi hanno dimostrato, grazie anche ad amministratori lungimiranti, di saper coniugare la tolleranza col rispetto delle regole, la solidarietà con la sacrosanta esigenza di sicurezza. Siamo consapevoli che la risposta non sta nell’accoglienza a senso unico, bensì in un rapporto solidale in cui diritti e doveri sono chiaramente identificati e osservati da tutti. La gente kosovara vuole tenere in vita tradizioni culturali proprie? Coltivare la propria fede religiosa? Non è impedendolo che risolviamo qualche problema. Accettiamone la sfida. Riscopriamo la nostra cultura, le nostre tradizioni, soprattutto noi giovani, vittime della globalizzazione, dobbiamo farlo e su questo terreno trovare i punti d’incontro e confronto con le altre etnie. Saremo ingenui, data la nostra giovane età, ma Direttore, ci dica: dobbiamo perdere la speranza che coltiviamo dai tempi della scuola e dell’oratorio in un futuro di giustizia e fratellanza?
Movimento Giovani Democratici
(Coordinamento provinciale)
(Coordinamento provinciale)
