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mercoledì 18 febbraio 2009

DIMISSIONI DI WALTER VELTRONI: CONVOCATA PER SABATO L'ASSEMBLEA COSTITUENTE

Tra domani e dopodomani i segretari regionali e provinciali verranno convocati dai vertici del partito: insieme decideranno con quale proposta il Pd arriverà all'assemblea costituente convocata per sabato. Tempi brevi, insomma, non c'è tempo da perdere. Il limbo uccide. Le ipotesi in campo sono due, al momento entrambe credibili: la prima, quella che ieri sembrava certa ma già non lo è più, è la reggenza di Franceschini fino al congresso di ottobre, che sarebbe stata la naturale scadenza della segreteria. L'altra invece prevede l'apertura immediata della fase congressuale con l'apertura delle primarie per arrivare all'elezione del nuovo segretario entro al scadenza delle europee. I fedelissimi di Veltroni, come Tonini e Bettini ad esempio, vorrebbero andare subito al voto. D'altro canto non è neppure scontato che Franceschini accetti l'incarico gravoso di traghettare il partito in questa fase burrascosa. Se ne discuterà da domani, comunque. Oggi è ancora il giorno di Walter Veltroni, che in conferenza stampa spiega il perchè della sua scelta di dimettersi. E lo fa con un discorso che non lascia spazio alle supposizioni. Parla fuori dai denti, Veltroni. Ad ascoltarlo ci sono i maggiori esponenti del partito: i capigruppo Antonello Soro e Anna Finocchiaro, il suo vice Dario Franceschini, Pierluigi Bersani, Paolo Gentiloni, Piero Fassino, Tonini, Achille Serra. Non c'è, invece, Massimo D'Alema. Comincia subito col dire che la sua è stata una scelta «dolorosa ma giusta», necessaria per «mettere il Pd al riparo da logoramenti» e per scrivere «una pagina nuova, in un nuovo clima di solidarietà e dialogo». Già, la solidarietà. Quella che per lui manca nel centrosinistra, quella che è mancata a lui: serve, dice, «che ci sia quella idea comune e quella partecipazione comune a un disegno che era una mia responsabilità costruire, perchè tocca in primo luogo a chi deve dirigere far affascinare a un progetto. Ma non c'è dubbio- conclude- che dobbiamo mettere in campo questo». «Dobbiamo superare personalismi e divisioni – incalza – e passare da una sinistra salottiera, giustizialista, pessimista e sostanzialmente conservatrice ad un centrosinistra non conservatore ma innovatore, non salottiero ma capace di recuperare il giusto rapporto con la vita reale dei cittadini». Veltroni cita Gramsci: «Bisogna lavorare nel profondo della società - dice- casamatta per casamatta, a cercare di contrastare il senso di una trasformazione di questo paese che vediamo nei fenomeni di razzismo e di omofobia o per contrastare le cose che dice il presidente del consiglio». Ma invita a non cadere nell'antiberlusconismo duro e puro, perchè «l'opposizione preferita da chi sta al governo è quella degli urlatori. Chi temono veramente sono i riformisti». Quanto al futuro, Veltroni non ha dubbi: «Penso che il passaggio dei prossimi giorni si dovrà accompagnare all'avanzare di forze e energie nuove, ad esperienze legate ai territori e ai nostri amministratori». E ammonisce i suoi compagni: «A chi viene dopo di me non chiedetegli con l'orologio in mano di ottenere dei risultati. Un grande progetto politico – ricorda – si misura nel tempo». «A chi verrà dopo di me – aggiunge ancora – venga concesso quello che io non mi sono guadagnato sul campo. noi abbiamo un meraviglioso senso critico, abbiamo innato l'elogio del dubbio, ma un amico mi disse una volta che ciò che distingue la destra dalla sinistra è che la destra applaude quando si attacca il centrosinistra, mentre il centrosinistra applaude anche quando si attacca il centrosinistra». Infine, chiude con paragone sportivo: «Come nel gioco del basket, che io amo tanto, chi commette un fallo alza la mano e ammette la propria responsabilità. Così faccio io oggi: mi assumo tutta per intero la responsabilità e credo di aver fatto la scelta giusta, una scelta che ci consente di mettere il Pd al riparo e salvare il progetto». E il futuro? Questa volta l'Africa sembra davvero vicina. «Sin da sindaco – ricorda Veltroni – ho pensato a un'esperienza che vedo fa molto sorridere, con i giornali che si chiedono “ma quando va in Africa?”. Ma per me l'Africa è dove ci sono le battaglie in cui ho sempre creduto, quelle contro le diseguaglianze. L'Africa è il luogo naturale per chi ha una coscienza civile: mi sono sempre chiesto come sarebbe stato e ora posso scoprirlo e verificarlo». (da L'Unità)