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lunedì 21 dicembre 2009

Assemblea Provinciale: La chiarezza delle parole. Il PD di Titta Magnoli fra Pierpaolo Pasolini e Anna Roosevelt

“Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. … Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di “un uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. … La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto “mezzo tecnico”, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. E’ il luogo dove si fa concreta una mentalità che non si saprebbe dove collocare. E’ attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito nuovo del potere”. Era il 9 dicembre 1973, e Pier Paolo Pasolini scriveva questo articolo sul Corriere della Sera, il giornale della borghesia italiana. 36 anni fa.Io ne ho 37 e mi fa una certa impressione leggere queste parole oggi, vedere come sono cresciuto in un contesto che appariva già segnato. Voglio riproporre queste parole non per un senso letterario e estetizzante. Credo che Pasolini non sapesse neppure chi fosse Berlusconi. Ma perché esse contengono una serie di concetti che oggi guideranno il mio intervento. E che mi consentono di iniziare il mio discorso che, lo preannuncio, non sarà programmatico. Non ho intenzione di elencare quali siano per noi le misure per uscire da questa grave crisi economica e per rilanciare il territorio. Non parlerò di quanti ponti, quante autostrade, quanta innovazione, quanto Sviluppo ci salveranno dall’oblio. Forse dirò cosa è meglio non fare, ma non per un malinteso senso dell’opposizione, quanto per porre argine a danni che forse risulterebbero irreparabili. (LEGGI IL DISCORSO INTEGRALE)