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venerdì 6 febbraio 2009

SEMPRE PIU' INDIFESI

Pubblichiamo l'editoriale dell'Unità scritto oggi da Concita De Gregorio. Lanciamo la palla ai lettori per fare una chiacchierata su quanto sta accadendo in questi giorni sulle norme anti immigrati del governo, sulla nuova missione di spie che vorrebbero appioppare ai poveri medici, sulla triste vicenda di Eluana Englaro. Aspettiamo i vostri commenti.

Scrive oggi per noi Luigi Manconi, a commento della disumana norma che chiama i medici a denunciare i clandestini bisognosi di cure: «Il vero pericolo è che la "cattiveria" del governo si insinui, come una infezione, nelle relazioni quotidiane e nei "mondi vitali", dove medici e impiegati comunali, agenti di polizia e insegnanti si comportano, provvidenzialmente, come se Roberto Maroni non esistesse». È così. C'è un'Italia che resiste e che si comporta come se Calderoli e Gelmini e Maroni non esistessero. Che continua a insegnare fuori orario, che organizza cori e corsi di italiano per stranieri a casa sua, che assiste chi ha bisogno senza chiedere da dove venga, che non partecipa alle ronde. Che cura i feriti e fa partorire le donne senza domandare se hanno il permesso di soggiorno e i duecento euro per pagarselo. Lo fa gratis. Lo fa perché non c'è bisogno di parlare in certi momenti, c'è bisogno di fare. Nessuno è più indifeso di un clandestino che ha bisogno di un medico: è una persona, solo questo. Il vero pericolo è che le leggi alla fine, queste leggi che mettono ostacoli ai matrimoni misti e che istigano i medici a denunciare i pazienti - un tradimento di Ippocrate - contagino della loro xenofobia profonda, della loro disumanità una cultura collettiva già fortemente compromessa dall'istigazione continua alla paura e alla ricerca della fortuna del più furbo. Beppe Pisanu dice che sono «misure agghiaccianti», frutto di un agire politico in cui «ogni cosa è vissuta come difesa estrema del particolare e del personale». È diventato, questo, un paese che lascia completamente e sempre impuniti i potenti, liberi di corrompere e di spartirsi le spoglie di un'Italia violentata con la iattanza e il linguaggio del branco di strada, inermi e sempre più indifesi gli ultimi. All'appello dell'Unità ai medici, «Non denunciate gli immigrati», hanno risposto in poche ore migliaia di persone. Moltissimi sono medici: non parleremo, dicono. Il silenzio in generale giova allo sviluppo del pensiero, specie in un tempo in cui anche tv e giornali rovistano nell'immondizia alla ricerca di sensazioni forti, proprio come i ragazzi annoiati che bruciano i senzatetto. Silenzio su Eluana, per esempio. Lo abbiamo chiesto da questa prima pagina senza ancora immaginare che il governo avrebbe addirittura parlato per decreto. Ma poi sono tutte messe in scena, sono balletti sulla pelle e sulla carne di chi non ha voce: Berlusconi agita un decreto anzitempo, lo diffonde alla stampa ben sapendo che il Quirinale potrebbe opporre il diniego alla firma. Lo fa perché gli serve esibirlo ai cattolici del suo schieramento, e al Vaticano che vigila. (...) Franca Rame parla direttamente a Berlusconi: agiresti così se si trattasse di tuo figlio? Il paradosso di tutta questa tragica vicenda è che la colpa di Beppino Englaro è di aver agito secondo la legge, di aver chiesto permesso. Se avesse preso una decisione in solitudine, come milioni di persone fanno ogni giorno, non avrebbe patito questo aggiuntivo calvario. Anche qui la lezione è: ignorare la legge è meglio, farsi furbi conviene, chiedere permesso è da matti o da sventati. Non lo fa nessuno, non vedete? Lo fa solo Beppino Englaro.

Concita De Gregorio