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mercoledì 30 luglio 2008

ALITALIA: LA SOLUZIONE DI BERLUSCONI; 5000 LICENZIAMENTI E I DEBITI LI PAGHIAMO NOI....

Il piano per il salvataggio dell’Alitalia? Si chiama – guarda un po’ – “Fenice”. Lungamente atteso mercoledì di fine luglio: tutti gli occhi erano puntati sulla riunione del cda della compagnia aerea, dove a metterlo a punto sarebbe dovuto essere l'advisor Intesa Sanpaolo. Invece è uscito la sera prima, dalla bocca di Silvio Berlusconi che lo ha anticipato ai commensali, tra una portata e l’altra di una cena di senatori del Popolo delle Libertà. Questi i caposaldi del piano lungamente atteso, fin dalla campagna elettorale: 5mila esuberi, novanta nuovi aerei in arrivo, ripristino delle più importanti rotte internazionali. «I cinquemila esuberi - ha rivelato il premier secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti - verranno attutiti da alcune misure. Ci saranno degli scivoli, dei prepensionamenti. Inoltre misure di ammortizzatori sociali saranno accompagnate da altre soluzioni». Però - ha aggiunto il presidente del Consiglio – i sindacati non dovranno mettere il bastone tra le ruote, «altrimenti salta tutto». Tutti zitti, nessuna protesta, anche se nel piano di vendita ad Air France – rigettato da Berlusconi come «inaccettabile» -e criticato ai tempi anche dai sindacati dell’azienda, gli esuberi erano appena la metà. Bisogna che siano contenti, i sindacati – invitati dal ministro Altero Matteoli a collaborare punto e basta - perché in caso di fallimento della compagnia – fa notare il premier –invece di 5 mila esuberi ci sarebbero 20mila licenziamenti. Una prospettiva, anche quella minima che già fa tremare le vene ai polsi all’ex senatore dei comunisti italiani Pino Sgobio. Ma il Cavaliere è ancora più ottimista del solito, addirittura entusiasta secondo chi lo ha ascoltato a cena, perché finalmente può dire che«c'è il piano, c'è la soluzione, ci sono i soldi,tanto che ho dovuto dire molti no». Per ora non si vede niente di ufficiale, anche Gilberto Benetton – uno dei partner potenziali – si è tirato indietro in mancanza di un piano industriale di rilancio. L’unica novità è che Berlusconi vuole addossare alle casse statali e per altro disprezzato sistema degli ammortizzatori uno costo aziendale doppio per liberare la compagnia di bandiera dei dipendenti in sovrannumero. Anche il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, che evidentemente alle cana dell’annuncio non era presente, si augura che sia possibile riassorbire almeno una parte di questi 5mila. Mentre il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, continua a dirsi «molto preoccupato» per la situazione dell'aereoporto di Malpensa che nel frattempo non si è chiarita, neanche quella. Non avendo la possibilità di partecipare alle cene dei colleghi della maggioranza, i senatori del Pd con in testa Anna Finocchiaro chiedono al presidente del Consiglio la “gentilezza” di riferire in Parlamento quanto annunciato tra caffé e ammazzacaffé. Cioè nelle sedi più consone a parlare del riassetto della compagnia di bandiera italiana. Il segretario del Pd Walter Veltroni intanto indice una conferenza stampa proprio sul caso Alitalia. E parte da una considerazione che è la stessa anche di Leoluca Orlando, portavoce dell’Idv che la maggioranza non vuole assolutamente come vigilante sulla Rai. E cioè che mentre in Europa si costruiscono grandi alleanze e fusioni per far fronte alla crisi e al caro carburanti – così British Airways e Iberia si fondono, e si alleano con American Airlines, e altri seguono la stessa strada – Alitalia, respinta l’intesa con Air France rimane in una situazione di acque stagnanti. E l’unico intervento pensato da Berlusconi, dopo mesi, è quello «della mano pubblica»: cioè che siano i contribuenti a pagare. Così mentre l’assetto produttivo di Alitalia andrà a soggetti privati, si prefigura una bad company. vale a dire un ramo di azienda nel quale saranno messe tutte le passività di bilancio e alle quali dovrebbe far fronte le casse dello Stato. Prima il prestito di 300 milioni, poi passato in conto capitale e ora «i contribuenti si troveranno di nuovo le tasche occupate da un governo che prende i loro soldi». Per Alitalia invece secondo Veltroni c'è bisogno di una soluzione «elevata e internazionale».Nel dettaglio del piano “Fenice” escono dal cda dell’Alitalia alcuni altri elementi ma ancora tutti da confermare come la dotazione iniziale di 1 miliardo, di cui 300 milioni di euro sicuri grazie al prestito ponte del Governo e gli altri 700 milioni dalla famosa cordata italiana che riunirebbe Ligresti, Benetton e l'armatore Gianluigi Aponte. Ma è ancora tutta da verificare la loro reale disponibilità mentre già si è tirato indietro Roberto Colaninno.Al vertice della nuova Alitalia, dovrebbe andare Rocco Sabelli. Mentre a capo della commissariata bad company dovrebbe essere destinato a restare l’attuale ad Police. Nella newco, la nuova società risanata, dovrebbe entrare poi Carlo Toto ma con Ap Holding e non direttamente con Air One essendo troppo indebitata. La scelta del partner internazionale resta invece rinviata ad un secondo momento. Ancora non è chiaro il destino di cargo, che potrebbe restare in Alitalia ma ridimensionato oppure venduto. Insomma ancora quasi tutto da vedere. A parte gli esuberi di Berlusconi.